mercoledì 3 giugno 2009

Opinioni sul caso Travaglio - Schifani part II

Siccome il tempo per scrivere nuovi post non abbonda, approfitto del botta e risposta con Luca per "elevare" a post la mia risposta in merito a quella elaborata da lui questo pomeriggio.
( la replica di Luca potete trovarla tra i commenti al post precedente)

Mia risposta:

Davvero una bella risposta la tua, quasi una "lezione" di giornalismo ma con un retrogusto accademico che poco si sposa con la reale situazione italiana. Gli argomenti a favore della tua tesi sono ben organizzati e vertono sul confronto di due situazioni differenti analizzate secondo il presunto “ metodo travaglio”. Un metodo che a quanto pare agisce allo stesso modo di un sillogismo :1) Schifani è un politico;2) Schifani frequenta mafiosi; 3a) alcuni politici sono collusi con la mafia 3b) Se Schifani frequenta mafiosi,quindi è un colluso chissà gli altri.
L 'ipotesi 3a)mi sembra plausibile,in quanto ci sono vari esempi di “doppio stato” tutti messi a verbale. Purtroppo però nel tuo ragionamento hai contemplato solo l'ipotesi 3b) ovvero una sorta di
conseguenza inevitabile che fa di Travaglio un cantastorie.
In ogni caso vorrei che focalizzassimo meglio il problema relativamente al nostro paese.
L'Italia dimostra di avere poca memoria storica, o cmq le sue scelte sembrano basarsi ben poco su ciò che è stato in previsione di ciò che potrebbe essere. Il governo Berlusconi IV dovrebbe esserne un esempio esaustivo. Abbiamo un problema all' interno delle istituzioni, causato dalla malacondotta e dal conflitto di interessi perpetuo che pervade non solo il premier ma una buona percentuale di parlamentari, assessori, sindaci, che si dirama all 'interno di istituzioni locali e culmina con una ancor poco accreditata, ma decisamente fondata teoria del “doppio stato”.
Travaglio, laureato in storia e allievo di un grande giornalista e storico quale Montanelli, svolge un ruolo molto particolare nella sfera dell'informazione: rinfresca la memoria. Lo fa per scongiurare il ripetersi di eventi nefasti ad un paese già saturo di figure ambigue, veri e propri cancri della democrazia. E' un cronista giudiziario, sottoposto a tempistiche ben differenti riguardo la possibilità di divulgazione delle notizie e spesso si imbatte in casi complessi che necessitano una buona memoria storica per poter esser letti in modo utile. ( bada bene utile non utilitaristico, ovvero con intenti persuasivi fini a se stessi, come mi è parso di intuire dalle tue parole )
Proprio per la peculiarità del caso tirare in ballo la deontologia giornalistica mi pare poco utile, lo posso accettare, ammettiamo anche che non si comporti proprio secondo le regole, ma quanto importa ai fini dell'utilità del servizio che svolge?
Secondo punto da prendere in considerazione: ti sei basato finora su un caso di ambiguo giornalismo per legittimare la tua tesi, ovvero definire Travaglio un fenomeno mediatico che prende la pancia dello spettatore mettendo in ombra quelli che secondo te meritebbero un plauso maggiore in ambito giornalistico.
Premesso che i nomi da te citati corrispondono effettivamente a degli ottimi giornalisti ( chi lo vuole negare ) non si tratta certo di eleggere una figura emblematica del “ buon giornalismo “. Lo stesso Travaglio difende la categoria sostenendo ad libitum che la carta stampata pullula di ottimi giornalisti, così come pullula di figure minori spesso al servizio dei poteri forti, magari anche indirettamente. Insomma non dobbiamo eleggere il “re” dei giornalisti, la sua popolarità deriva da una serie di fattori che comprendono ma allo stesso tempo eludono le sue qualità. Non vorrei divagare troppo come probabilmente sto già facendo, mi piacerebbe soltanto far notare che ha svolto una mole di lavoro enorme assieme ai suoi collaboratori, ed ha permesso a tante persone di essere informate su alcuni fatti che hanno poco a che fare con la deontologia del mestiere politico.Ha scritto tanti libri, portato avanti tante inchieste e sicuramente avrà anche commesso degli errori, ma se dovessi fare un bilancio del suo operato come puoi non considerare l'estrema utilità del suo lavoro? Settimanalmente parla attraverso uno spazio gratuito sul suo blog chiamato passaparola che consiste in un mix di opinioni e fatti, attuali non in quanto recentemente accaduti, ma relativamente a ciò che accade in quel preciso momento.
L'attualità dei rapporti ambigui di Schifani non la si deve rintracciare nella cronologia delle sue frequentazioni, ma nell'interesse che tali frequentazioni possono avere dal momento che il suddetto ricopre un alto ruolo istituzionale. Non si vuole sempre e cmq cercare un capro espiatorio, ma se la politica italiana va a puttane di certo non è colpa della sfiga. Il caso Schifani rappresenta soltanto una irrisoria percentuale della mole di lavoro svolta nella sua carriera, ed elevare un caso a sistema serve solo ad alimentare una bieca retorica che scredita l'utilità di cui ti ho parlato finora.
Ultima postilla, nessuno sostiene che i veri giornalisti debbano essere esattamente come lui. Biasimo quanto te chi, incantato dalle sue parole sputa su un'intera classe di “artigiani”che suda per recuparare quante più informazioni possibili e si convince di avere un punto di vista degno d'esser chiamato tale. Travaglio fa un certo tipo di giornalismo con un certo stile. Non lo vuoi chiamare giornalismo? A parer mio informa prima di “deformare”,e se un individuo non è in grado di scindere l'opinione dalla notizia, il problema non l'eccessiva persuasività di Travaglio ma la poca lungimiranza del lettore. E posso anche assicurarti che la maggior parte delle sue inchieste erano eccellentemente documentate, altrimenti si sarebbe preso ben più di una semplice condannina a 8 mesi in primo grado per diffamazione...non dimenticare che una buona percentuale del suo lavoro verte su vita e opere di Berlusconi che di certo non sta inerme a guardare.





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