Ad ogni tornata elettorale, si consuma il giochino: qual è il simbolo elettorale più bello? Naturalmente, e i partecipanti al giochino lo sanno, con l'espressione "più bello" si intende sovente "più brutto". E in queste elezioni che, se non sbaglio, secondo calcoli astrali intrecciati con le profezie di Nostradamus, dovrebbero essere provinciali, il simbolo vincitore è questo. Premiato per la sua cripticità. Ma anche per il coraggio! Essendo Piergiorgio Massidda esponente del Pdl, è davvero insolito non trovare nel simbolo la scritta "Berlusconi Presidente" (dopo la Regione, pure la Provincia, perché no?), oppure la faccia con inquietante sorriso del candidato stesso, come fu per il simbolo delle Regionali 2009, col volto da minchione di Ugo Cappellacci. Pace all'anima sua. Un momento, dalla regia mi dicono che non è morto, quello che aleggia all'interno del palazzo della Regione non è il suo fantasma... Cripticità, dicevo. Neologismo o no, questo simbolo è indecifrabile; o, se volete, imperscrutabile, come devono esserlo i veri politici. Altro che "vicino ai problemi della gente" o "radicati nel territorio", espressioni tanto di moda ultimamente: la vera politica è altra cosa. La vera politica è una freccia, un fulmine, una x, nel più rudimentale e casereccio dei casi un cuore. Cioè? Boh! Una freccia: indicherà forse la strada che intende seguire il candidato...? Chissà. Un fulmine: la rapidità con la quale intende agire il candidato una volta eletto...? Mah. Una x: il segno da fare sopra il simbolo, trattasi di indicazione. E considerate le capacità intellettive dell'elettorato di centrodestra (scatole craniche con ampio parcheggio), questa appare la più probabile. Infine il cuore: la passione che il candidato metterà nello svolgimento delle sue future funzioni...?
Un paio di parole serie le voglio spendere, per parlare di Piergiorio Massidda. Laureato in medicina, medico, tra i fondatori di Forza Italia prima, Popolo della Libertà e Partito dell'Amore poi, attualmente è senatore. Si era proposto come candidato unico del Pdl, è stato stoppato dal suo partito. Ha detto :«Berlusconi mi ha chiesto chi me lo facesse fare a rinunciare a fare il senatore per una poltrona di così poco spessore come quella del presidente della Provincia - ha rivelato - io ho risposto che volevo fare qualcosa per la mia terra. E anche quando, per farmi desistere, mi ha offerto un posto da sottosegretario alla Sanità, il sogno della mia vita, ho rifiutato con la stessa motivazione». In poche settimane, il terzo "no" incassato da Silvio, da uno dei suoi sottoposti. Fini prima, Leonardo poi e adesso anche, sconosciuto ai più, Massidda. Scricchiolii sempre più frequenti all'interno dell'imponente macchina da guerra elettorale, assai meno imperscrutabile di quanto si vorrebbe...
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