Dicono di Lui
Silvio Berlusconi nei giudizi degli amici, dei collaboratori, degli sportivi
Gli sportivi
Per il capitano della Nazionale Paolo Maldini, il Presidente è un “uomo costruttivo, innovativo, unico”. Per Franco Baresi, Berlusconi è semplicemente “geniale e forte”. Per Demetrio Albertini è “straordinario e carismatico”. Roberto Donadoni è telegrafico: “vincente e magico” (Baresi, Albertini e Donadoni si limitano ad accostare due aggettivi, sintetizzando fin troppo quello che è il loro reale pensiero sul Presidente). Sono i giudizi dei ragazzi del Milan sull’uomo che in loro ha creduto e che con loro ha vinto tutto ciò che c’era da vincere. “Con lui siamo diventati uomini, nessuno come lui è capace di motivarti e di capirti”, ricorda Mauro Tassotti neoallenatore del Milan (a beneficio della storia e della memoria, ricordiamo che Mauro Tassotti NON è mai stato allenatore del Milan, ma al massimo allenatore in seconda. Nel periodo in questione, era allenatore in seconda di Cesare Maldini, a sua volta subentrato ad Alberto Zaccheroni, esonerato).
“La prima volta che incontrai il Dottor Berlusconi ad Arcore nel lontano marzo del 1987 – dice Arrigo Sacchi –, rimasi colpito e ammirato dalla sua grande umanità. Rimasi affascinato e mi sembrò di conoscerlo da sempre. Parlammo per ore di calcio, abbozzammo le prime strategie per quello che doveva essere il Milan del futuro. Ne ammiravo l’entusiasmo, la passione, l’originalità dei programmi, il sogno di fare del Milan la più forte squadra del mondo, la competenza, la convinzione e la persuasione che c’era in ogni suo ragionamento. Mi ricordo che uscii alle tre del mattino convinto che sarei diventato l’allenatore della più forte squadra del mondo. Berlusconi è una persona generosa e intuitiva, sa prevedere e risolvere i problemi, ha la capacità di percepire le cose in anticipo e di mettere chiunque a suo agio. Per la mia carriera è stato fondamentale. Non solo perché ebbe l’intuizione e il coraggio di scegliere uno sconosciuto, ma perché mi aiutò e confortò in tutti quegli anni, mettendomi a disposizione la sua cultura e la sua intelligenza. Io gli sarò sempre grato. È stato un grande innovatore nel calcio e ha saputo trasformare un grande sogno in una grande realtà”.
Raimondo Vianello e Sandra Mondaini, la storica coppia della televisione italiana, di Silvio Berlusconi hanno tanti, affettuosi ricordi. “La nostra amicizia nacque”, racconta Raimondo, “alla fine degli anni Settanta. Due nostri amici ci parlarono di un giovane imprenditore milanese che stava per lanciare una TV privata e voleva proporci una collaborazione. Sandra era scettica (un po' come San Tommaso, ma avrà modo di ricredersi!), ma i nostri amici insistettero e, alla fine, organizzammo un incontro con questo Berlusconi a casa nostra. Quando arrivò ci travolse con il suo entusiasmo, con il suo charme. A un certo punto, però, gli chiesi se voleva un caffé, una bibita e lui rispose chiedendomi un panino perché, disse, non aveva avuto il tempo di fare colazione. Al che mi voltai verso Sandra e le sussurrai “ma siamo certi che questo sia veramente ricco?” (Vianello ci vide lungo...). Gaffe a parte, ne fummo conquistati e ci trasferimmo a Milano dove partecipammo alle prime trasmissioni di Canale 5. Restammo sorpresi del clima d’entusiasmo che vi regnava, noi abituati ai ritmi “ministeriali” di mamma Rai. Silvio era sempre presente, sempre attento, sempre disponibile. Alla scadenza del nostro impegno, però, la Rai si rifece viva e ci propose un contratto interessante. Decidemmo a malincuore di tornare a Roma, dove tra l’altro ancora abitavamo, e lo comunicammo a Berlusconi che ci invitò ad Arcore a cena. Fu una serata deliziosa e un po’ triste; al momento dei saluti, poi, avevamo tutti e tre un magone tremendo. Restammo con l’immagine di lui sul portone, solo, che ci salutava (che scena struggente!). Anche Sandra era tristissima. Qualche giorno più tardi, lui le telefonò dall’Olanda e le disse: “Oggi è un bel giorno, Gullit viene al Milan. Ma non riesco a festeggiare perché voi mi mancate troppo”. Sandra crollò, e una settimana dopo firmammo un nuovo contratto con Canale 5”.
Gli amici
“Ha sempre lavorato tantissimo, in modo quasi disumano” racconta Marcello Dell’Utri. “La sua giornata cominciava alle 7, con le prime telefonate da casa. Alle 9 era in ufficio (alle 9 in ufficio: che ritmi disumani...): un appuntamento ogni quarto d’ora, più di cento telefonate e decine di incontri al giorno. E a fine giornata continuava a sfornare idee per il giorno dopo, parlandone fino a notte inoltrata. Ha il dono di poter dormire pochissimo” (oggi anche meno!).
E Confalonieri aggiunge: “Bisognava vederlo discutere di palinsesti per capire in che modo e perché siamo riusciti a far vedere i sorci verdi alla Rai.... Riusciva a prevedere l’ascolto che avrebbe ottenuto ogni programma ("mistico e preveggente" avrebbe detto uno dei calciatori del Milan...). Interveniva sui copioni, sulle scenografie, sui montaggi di tutte le produzioni. Dava suggerimenti agli autori, ai registi, agli attori. Inventava i format, i titoli dei programmi, gli slogans, le promozioni (e soprattutto cacciava fuori i soldi!). Era davvero l’uomo TV”.
Gli intellettuali (se questi sono gli 'intellettuali'...)
“È l’autoironia personificata – dichiara Giuliano Ferrara – prende sul serio le cose che fa ai limiti del primo della classe, ma sa sorridere di se stesso (soprattutto se le battute sono del Bagaglino). In politica ha portato il patrimonio accumulato nell’impresa televisiva: sa come far funzionare una macchina per produrre risultati, conosce i gusti, gli umori e i desideri della gente. È quello della porta accanto, quello che impari a conoscere e di cui ti puoi fidare, solo che è esageratamente ricco, capace, determinato fino all’inverosimile. Ha una lunga schiera di nemici potenti e accaniti (i giornali, le sinistre comuniste, i magistrati e tanti altri che per motivi di spazio non stiamo qui ad elencare), ma trovare uno che non lo giudichi simpatico è praticamente impossibile”.
Dice Paolo Guzzanti: “Ha un rapporto molto pudico e riservato con le opere di carità. È noto che non ha mai licenziato nessuno in vita sua [allenatori del Milan a parte...] (cosa che gli ha procurato più d’un inconveniente), ma è meno noto che si occupa direttamente di una quantità di casi umani conosciuta soltanto da pochissimi (beh Bondi, Cicchitto, Gasparri e Bonaiuti non sono proprio degli sconosciuti! Oppure trattasi di confessione...?). Io l’ho visto (con suo imbarazzo) provvedere ad operazioni chirurgiche costose, sostenere persone in gravi difficoltà economiche. La sua visione di un’economia sociale di mercato (simile al “compassionate conservatism” dell’attuale presidente americano) parte da una conoscenza diretta e profonda del dolore della vita e fin da bambino ha assaporato due frutti fra loro molto diversi: il piacere di produrre ricchezza e il piacere di distribuirne”.
Ferdinando Adornato: “Aver fede nelle proprie idee, credere nel proprio lavoro come in una missione, rispettare gli impegni assunti con gli altri: ecco, queste sono le qualità umane che mi colpirono in Berlusconi e che costituiscono, del resto, grande parte del suo successo. Soprattutto di fronte a un mondo politico difficile e contorto, nel quale ancora troppo spesso prevale il cinismo di uomini senza qualità” (a dirlo è uno che attualmente, e lo diciamo a titolo di cronaca, milita nelle fila dell'Udc).
I collaboratori
Michele Persechini, è il cuoco di Silvio Berlusconi. “Ormai so quello che vuole – confida – conosco bene i suoi gusti. È una persona semplice, diretta, gentile. Se gli succede di ritardare a tavola, viene in cucina a scusarsi, ringrazia con sincerità di accenti e apprezza il lavoro ben fatto”.
Sandro Parodi più che il maggiordomo è l’ombra, discreta e fidata, del Presidente. Lo segue sempre e dovunque. “Solo chi gli sta vicino può sapere quanto lavori, di quanta pazienza disponga, di come riesca a caricarsi dei problemi degli altri, di quanto sia generoso e paziente. Non c’è nessuno, proprio nessuno come lui”.