IL PRIMO GOVERNO BERLUSCONI
Dopo la vittoria del 28 marzo, Berlusconi riceve il mandato per formare un nuovo esecutivo. Si apre così una stagione intensa ma troppo breve
28 marzo 1994. Ore 22.00. Le urne sono chiuse. C’è grande attesa. È appena terminata una delle più aspre campagne elettorali della storia italiana. Ancora una volta i cittadini hanno la convinzione di vivere una fase cruciale, decisiva. Come per le elezioni del 18 aprile 1948, che decretarono la sconfitta dei comunisti e la vittoria delle forze democratiche e occidentali, a scontrarsi sono due filosofie, due diverse visioni del mondo, della società e dello Stato, due opposti modelli di sviluppo (le premesse sembrano prese pari pari dalla sceneggiatura di Rocky IV!). Le televisioni trasmettono i primi exit poll. Il verdetto è inequivocabile. La Rai con la Cirm, le reti Fininvest con la Doxa, Telemontecarlo con la Directa danno il Polo delle Libertà in vantaggio. Silvio Berlusconi ha vinto, la sinistra subisce una pesante sconfitta. L’emozione in tutto il Paese è enorme (Emilio Fede a stento trattiene le lacrime...). Il 27 aprile, a un mese dalle elezioni, il Capo dello Stato affida a Berlusconi l’incarico di formare il nuovo Governo che otterrà la fiducia del Parlamento il 18 maggio. Il consenso popolare per Forza Italia, espresso nelle consultazioni politiche del marzo 1994, viene confermato alle Europee del giugno successivo. Il partito di Silvio Berlusconi si rafforza ulteriormente e ottiene il 30, 6 per cento dei voti che, sommati a quelli delle altre forze del Polo, arrivano al 51,8 per cento. La seconda sconfitta consecutiva porta alle dimissioni dei segretari di tre partiti della coalizione progressista. Ma, a dispetto degli ottimi risultati elettorali, il Governo Berlusconi è costretto a difendersi dai durissimi attacchi delle opposizioni, mentre cominciano a fischiare intorno al Presidente del Consiglio le pallottole (!!!) delle Procure politicizzate che iniziano indagini a tappeto sul suo passato, andando a scovare persino le fotografie e i filmati di Berlusconi presidente di calcio in tutti gli stadi d’Italia (“Chi si sarà mai seduto vicino a Berlusconi in tutti questi anni?” n.d.r.), mobilitano tutto l’esercito dei pentiti di allevamento (negli allevamenti di cavalli, soprattutto) per cercare di ottenere qualunque dichiarazione possa in qualche modo coinvolgere il Presidente del Consiglio. Ancora oggi, aprile 2001, dopo sette anni di una persecuzione giudiziaria che non ha precedenti nella storia dei Paesi democratici, Silvio Berlusconi risulta indenne da ogni condanna nonostante si sia tentato di tutto per attribuirgli un qualche reato e il suo passato e quello delle sue imprese sia stato “rivoltato come un calzino” (statistiche aggiornate ad oggi, gennaio 2011, sia per ciò che riguarda il numero di processi, sia per quanto riguarda le sentenze: In realtà, i processi affrontati dal Cavaliere come imputato sono sedici. Quattro sono ancora in corso: corruzione in atti giudiziari per l'affare Mills; frode fiscale per i diritti tv Mediaset (in dibattimento a Milano); appropriazione indebita nell'affare Mediatrade; e quest'ultimo per concussione e favoreggiamento della prostituzione minorile. Nei processi già conclusi, in soltanto tre casi le sentenze sono state di assoluzione. In un'occasione con formula piena per l'affare "Sme-Ariosto/1" (la corruzione dei giudici di Roma). Due volte con la formula dubitativa: i fondi neri "Medusa" e le tangenti alla Guardia di Finanza, dove il Cavaliere è stato condannato in primo grado per corruzione; dichiarato colpevole ma prescritto in appello grazie alle attenuanti generiche; assolto in Cassazione per "insufficienza probatoria". Riformato e depenalizzato il falso in bilancio dal governo Berlusconi, l'imputato Berlusconi viene assolto in due processi (All Iberian/2 e Sme-Ariosto/2) perché "il fatto non è più previsto dalla legge come reato". Due amnistie estinguono il reato e cancellano la condanna inflittagli per falsa testimonianza (aveva truccato le date della sua iscrizione alla P2) e per falso in bilancio (i terreni di Macherio). Per cinque volte è salvo con le "attenuanti generiche" che (attenzione) si assegnano a chi è ritenuto responsabile del reato. Per di più le "attenuanti generiche" gli consentono di beneficiare, in tre casi, della prescrizione dimezzata che si era fabbricato come capo del governo: "All Iberian/1" (finanziamento illecito a Craxi); "caso Lentini"; "bilanci Fininvest 1988-'92"; "fondi neri nel consolidato Fininvest" (1500 miliardi); Mondadori (l'avvocato di Berlusconi, Cesare Previti, "compra" il giudice Metta, entrambi sono condannati). Più che persecuzione giudiziaria, siamo dinanzi a un'avventura fortemente segnata dall'illegalità), nonostante siano state effettuate oltre 450 visite della Polizia Giudiziaria e Tributaria (con permanenze anche di alcuni mesi) agli uffici delle sue aziende, nonostante siano stati analizzati “ai raggi X” più di un milione di documenti, tra cui 150 conti correnti bancari e 173 libretti al portatore, nonostante lui e i suoi dirigenti siano stati costretti ad affrontare e a subire 1.151 udienze processuali. “Andammo al Governo con beata innocenza – rammenta Berlusconi – credendo che la sovranità fosse veramente del popolo, e che bastasse essere eletti per poter governare davvero (scoprendo con enorme disappunto che bisognava pure rispettare la legge, almeno in teoria...). Vi ricordate tutti cosa si scatenò contro di noi, la santa alleanza dei poteri forti: mai nessun Governo fu messo di fronte a tante difficoltà. Governammo ugualmente, impegnandoci a fondo con estrema coerenza, cercando di trasformare in azione politica quanto avevamo scritto nel nostro programma. L’economia prese respiro, fiducia ed entusiasmo conquistarono molti imprenditori italiani e i risultati vennero”. Nell’arco di pochi mesi s’incrementa il prodotto nazionale lordo, aumentano (senza che venga introdotta alcuna nuova tassa) le entrate dell’erario, diminuiscono, invece, per la prima volta dopo anni, le spese dello Stato, e cala la pressione fiscale (in pratica tutto e il contrario di tutto. Nell'arco di pochi mesi!). Grazie alla legge Tremonti nascono 300.000 nuove aziende nel ’94 ed altre 300.000 del 1995. Viene creato — per la prima volta nella storia della Repubblica — il Ministero per la famiglia e vengono stanziati 2.200 miliardi per i nuclei di cittadini bisognosi o che abbiano disabili in casa, si rilanciano e modernizzano le Forze Armate, viene inasprita la lotta alla mafia. Sono i primi successi cui stava per seguire un più vasto e impegnativo piano di riforma dello Stato, di sviluppo dell’economia e di creazione di nuovi posti di lavoro (1 milione, per l'esattezza. Che ancora oggi nessuno ha visto). Come ricorda Berlusconi in quei giorni “lavorammo duro alla riforma della Pubblica amministrazione, avevamo preparato una riforma della previdenza che avrebbe portato al pareggio le entrate e le uscite dell’Inps, avevamo già detassato gli utili alle aziende che avevano preso l’impegno di investirli per creare nuovi posti di lavoro, volevamo passare dalle cento tasse esistenti alle otto principali, volevamo arrivare un giorno a poter dire: tutte le norme fiscali vigenti sono abrogate, esiste un solo codice con norme chiare e comprensibili...”. Anche per quanto riguarda il cosiddetto conflitto di interessi, è Berlusconi a ricordare che “nella prima riunione del Consiglio dei Ministri con la delibera numero uno del Governo fu istituita una commissione di tre saggi che elaborò un disegno di legge che presentammo in Parlamento già nel settembre del ‘94. Sono state le sinistre ad insabbiare quel progetto salvo rispolverarlo in occasione di ogni nuova elezione per farne motivo di propaganda elettorale”.
L’ITALIA PROTAGONISTA
Qual è il ruolo dell’Italia nel mondo? Una domanda importante cui, come segnala Sergio Romano, ben pochi rispondono: “Di politica estera poco si parla perché tutti sono convinti che non serva sul piano elettorale”. Un’affermazione su cui si può tranquillamente concordare se si esaminano i programmi dei vari partiti, dai DS ai neo centristi. Unica eccezione: Forza Italia che nel suo manifesto considera le questioni internazionali come un tema decisivo. “Vogliamo un’Italia degna del suo ruolo in Europa e nel mondo, rispettata e ammirata per il suo presente e non più soltanto per il suo grande passato (adesso, finalmente, possiamo dire di esserci riusciti! Non saremo più famosi per il nostro grande passato, tipo la Casa dei Gladiatori di Pompei...). Un’Italia che torni ad essere protagonista della storia d’Europa, a giocare un ruolo attivo nel processo di unificazione europea. Un’Italia che non basi più la sua politica estera sull’improvvisazione, ma sulla corretta definizione dei suoi interessi nazionali e su una conseguente azione volta a tutelarli nei diversi scacchieri internazionali attraverso una politica estera attiva e una azione diplomatica qualificata” (cucù e bunga bunga libico sono gli ingredienti principali). Parole chiare cui Silvio Berlusconi, una volta al governo, diede immediatamente seguito, determinando così un forte aspetto di discontinuità rispetto alle precedenti esperienze governative. Spiazzando i soloni della sinistra europea, il nuovo Presidente del Consiglio affrontò in modo propositivo e, soprattutto, efficace una lunga serie d’incontri e di vertici internazionali. Da subito Bill Clinton, Helmut Kohl, François Mitterrand, Boris Eltsin compresero che i loro interlocutori italiani erano diversi da quelli precedenti: per la prima volta si ritrovarono a trattare con un uomo di Stato determinato, puntiglioso e lungimirante (a sinistra Silvio Berlusconi accanto a Cherie Blair. Fu il marito Tony, come lei stessa ha dichiarato, a chiederle di "stare al centro", forse perchè Mr. Blair non si riteneva all'altezza di tanta lungimiranza...). A giugno Berlusconi partecipò al Consiglio Europeo di Corfù in cui pose con forza l’esigenza di un nuovo approccio con la Russia post-comunista, che andava aiutata a percorrere il suo cammino verso la democrazia. A luglio il Presidente ospitò a Napoli il G-7, il massimo vertice dei Paesi industrializzati. Fu un incontro difficile per la complessità delle questioni in discussione e anche per la partecipazione della Russia, fortemente voluta dall’Italia. Berlusconi riuscì a mediare tra le differenti posizioni e fu il principale artefice della dichiarazione economica di Napoli che obbligava i singoli governi a privilegiare “l’investimento nel capitale umano”. Un salto notevole rispetto alle politiche precedenti. Forte del successo napoletano, il Presidente non ebbe difficoltà a far accettare alla riunione di novembre del vertice della Conferenza per la Sicurezza e Cooperazione Europea di Budapest la linea italiana volta a prevenire attraverso le vie negoziali i conflitti regionali sul continente e ad istituire una task force internazionale che potesse adeguatamente affrontare le emergenze umanitarie. Fu una iniziativa lungimirante se si pensa che qualche anno dopo scoppiò ai nostri confini la crisi dei Balcani con l’esodo dei profughi, vittime innocenti dei fantasmi di nuove “pulizie etniche” (a beneficio della storia ricordiamo che la guerra nei Balcani ebbe inizio nel 1991 in Slovenia e Croazia e nel 1992 in Bosnia-Erzegovina). A novembre, al vertice del Consiglio Europeo di Essen, Berlusconi si battè con successo per un’attenzione dell’Unione Europea verso i Paesi mediterranei e, soprattutto, per l’approvazione di quattordici grandi progetti ferroviari (tre dei quali riguardavano direttamente l’Italia) (attendiamo ancora di sapere quali, a distanza di 17 anni). In un pur breve periodo, il Governo Berlusconi ottenne importanti riconoscimenti internazionali. L’ambasciatore Renato Ruggiero fu designato alla guida dell’Organizzazione del Commercio Internazionale e l’Italia entrò nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Un grande successo personale del Presidente del Consiglio. Un altro passo significativo per la rilegittimazione dell’Italia sulla scena internazionale fu il convegno dell’ONU sulla criminalità presieduto a Napoli da Berlusconi. Ma proprio in quell’occasione, la Procura di Milano inviò al Presidente del Consiglio un invito a comparire. Un atto senza precedenti, con conseguenze gravi per l’immagine dell’Italia nel mondo. “Per quell’episodio – dice Berlusconi al primo Congresso di Forza Italia – ho presentato alla Procura di Brescia una denuncia nei confronti del pool di Milano. Ho accusato il pool di Milano di avere commesso il reato di cui all’articolo 289 del Codice Penale, ‘Attentato a un Organo Costituzionale’, ho fornito prove ineludibili. Quel fatto di Napoli ha cambiato il corso della nostra storia: ho fondati motivi per ritenere che senza quell’invito a comparire il Polo delle Libertà avrebbe continuato a governare. La storia del Paese è cambiata a causa di quell’evento. Attendo, attendiamo giustizia” (a beneficio della storia italiana: fu Bossi a far cadere quel governo, togliendo l'appoggio del suo partito, la Lega Nord, al governo Berlusconi).
DAL PRIMO DISCORSO IN PARLAMENTO
“Consentitemi di ricordare – Signor Presidente, Signori Senatori – il vero spirito che anima il Governo e chi ha l’onore di presiederlo. Il nostro è un Paese di straordinaria vitalità, capace di slanci miracolosi, che stupiscono il mondo, e di gioia di vivere (e chi meglio di lui incarna questi aspetti?). Da qualche tempo, le difficoltà della politica, la crisi delle classi dirigenti e un certo clima di sfiducia hanno introdotto in Italia una dose di pessimismo e di scetticismo che rischia di trasformarsi in un sottile e letale veleno. Il nostro spirito è quello di rovesciare questa situazione, il nostro stato d’animo è quello di persone che, esperte più della vita e delle sue durezze che non delle malizie della politica di palazzo, sanno tuttavia che le Istituzioni e lo Stato sono la casa in cui si specchia la società. Anch’io, come altri prima di me, ho fatto un sogno: il sogno di rendere perfettamente trasparente questa casa e di restituire alla società civile, da cui tanta parte di nuovi parlamentari provengono, quello slancio, quella vitalità e quella creatività che sono il vero, grande patrimonio genetico delle genti italiane. Per tagliare questo traguardo il presidente del Consiglio ha bisogno del vostro aiuto, del sostegno della maggioranza e del controllo severo delle opposizioni; ma il Paese ha anche un forte e vorrei dire disperato bisogno di ritrovare intatta la sua natura volitiva e caparbia, il suo gusto della sfida e dell’esplorazione delle cose nuove, il piacere di sconfiggere, dovunque si annidino, le cattive tentazioni della paura, dell’invidia e della faziosità. Il mio obiettivo di governo resta quello che mi ha spinto ad abbracciare la politica e l’impegno civile diretto. Credo in una grande impresa collettiva, in una grande avventura che ha bisogno di fuoco e di fede morale. Credo che potremo costruire insieme un’Italia più giusta, più generosa e più sollecita verso chi ha bisogno e chi soffre, un’Italia più moderna e più efficiente, più prospera e serena, più ordinata e sicura. Sono convinto che, con l’aiuto di Dio e degli uomini, ce la faremo”.
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