sabato 29 gennaio 2011

- Una storia italiana - episodio 13: La traversata del deserto.

LA TRAVERSATA DEL DESERTO

Dopo il golpe giudiziario del ‘94 per Forza Italia si apre la lunga stagione dell’opposizione. A dispetto degli avversari, il movimento di Berlusconi non si dissolve, non si scioglie ma continua a crescere e a vincere

Sin dall’inizio Silvio Berlusconi pensò a Forza Italia come a un movimento che fosse l’esatta antitesi delle strutture chiuse, burocratiche, asfittiche dei partiti rimasti sulla scena italiana per quasi mezzo secolo. Più volte nella primavera del 1994, presentando Forza Italia, il Presidente sottolineò che il suo voleva essere “un movimento e un cartello elettorale per cittadini che nascono ora alla politica ma non la intendono come un mestiere a vita; per gli italiani che sono radicati nella società e nei suoi problemi e che conoscono dal basso e da vicino il dramma degli ospedali e dei tribunali superaffollati, delle scuole fatiscenti, dei servizi che non funzionano, del debito pubblico, delle tasse inique, del lavoro che manca”. Su queste coordinate sbocciarono migliaia di Club Forza Italia e, da Milano a Trapani, da Bari a Trieste, l’Italia si scoprì azzurra. Un successo unico, imprevisto, che sorprese gli avversari. Qualcuno in quei giorni convulsi paragonò il movimento appena nato a “una macchina formidabile, allestita con criteri così nuovi da non poter essere confrontata ai vecchi partiti”. Meno enfaticamente, Berlusconi ha ricordato proprio al Primo Congresso di Milano che Forza Italia fu subito “il partito dei valori e dei programmi che è il contrario dei vecchi partiti, dei partiti ideologici, quelli che nascono da un’ideologia consolidata e da un gruppo organizzato di militanti, quelli per intenderci che non tengono in gran conto il programma, che anzi lo considerano carta straccia (si rischia l'ovvietà dicendo che per considerare carta straccia un programma, bisogna prima avercelo, come minimo)”. Ma a partire dal 1995 Forza Italia, passata all’opposizione dopo il “golpe politico-giudiziario”, fu obbligata a ripensare la propria struttura organizzativa. L’entusiasmo dei Club, l’intuizione dei comitati elettorali, non potevano bastare per affrontare i nuovi, gravosi impegni: dunque che fare? Berlusconi si trovò dinnanzi a una scelta difficile: poiché “volevamo continuare a restare liberi dai vincoli di un’organizzazione. Pensavamo che fosse giusto proseguire così e fummo comitato elettorale per le elezioni europee del 1994 e per le elezioni regionali del 1995. Cominciammo a cambiare idea quando vedemmo che era elevatissimo il numero delle schede recanti il voto per Forza Italia che venivano annullate. Cambiammo definitivamente idea quando vedemmo quante schede furono annullate nelle elezioni politiche del 1996 (all'epoca le politiche del 2006 erano ancora molto distanti, dunque ha avuto tutto il tempo per studiare e non farsi trovare impreparato...)”. In questi anni travagliati Forza Italia si è man mano strutturata, organizzata, diversificata, selezionando un gruppo dirigente efficace e coeso, senza perdere tuttavia il suo slancio iniziale, la sua originalità. Anzi. Berlusconi in prima persona ha vegliato sulle sorti della sua “creatura” politica, preservando i caratteri innovativi della compagine azzurra. Indicativa al riguardo la dichiarazione fatta dal Presidente alla Prima assemblea di Azzurro Donna: “Non vogliamo che Forza Italia diventi un marchio che qualcuno possa utilizzare per propri interessi personali. Il nostro statuto ci consente di intervenire per conservare integro il fondamento ideale di Forza Italia, cacciando i mercanti dal Tempio. Questo, ve l’assicuro, siamo decisissimi a farlo”. Nessuno spazio, dunque, a chi approfitta, a chi divide, a chi tradisce lo spirito di Forza Italia. Su queste coordinate, il movimento continua a crescere. E a chi lo accusa d’aver creato un partito-azienda, Berlusconi risponde: “È un’accusa tanto maliziosa quanto infondata. La risposta migliore è nei fatti, nella storia di questi anni, nell’entusiasmo e nella passione delle migliaia e migliaia di nostri azzurri che fanno ormai di Forza Italia l’unico vero e grande partito popolare d’Italia. È difficile pensare che un partito-azienda, come qualcuno lo ha voluto definire, sottoposto a prove durissime e a pressioni di ogni genere, possa continuare a raccogliere per così tante elezioni consecutive così tanti milioni di voti. Altro che partito-azienda: il nostro è il partito-baluardo della libertà e della democrazia in Italia”.


IN DIFESA DELLA SOVRANITÀ POPOLARE

Gli interventi raccolti in questo libro che ho voluto intitolare “Discorsi per la democrazia”, scandiscono e documentano il periodo di transizione della nostra storia repubblicana che è succeduto alla cosiddetta “rivoluzione giudiziaria”. Dal mio discorso programmatico alle Camere del maggio 1994 fino all’ultimo dibattito del novembre 2000, c’è tutto il percorso di un periodo storico durante il quale i principi fondamentali della democrazia sono stati violati e piegati a interessi di parte, i diritti dei cittadini sono stati diminuiti e conculcati, la volontà degli elettori è stata dimenticata e tradita, il governo del Paese è stato consegnato a chi non aveva ricevuto nessuna legittimazione elettorale, e quindi nessuna legittimazione politica e morale (pericolo quanto mai attuale!). Tutti i miei discorsi in Parlamento riflettono questa drammatica realtà e hanno come filo conduttore l’imperativo di tornare a un corretto svolgersi della vita democratica, per porre fine a una cultura e a una pratica politica che ha rispettato soltanto nella forma, ma non nella sostanza, le regole irrinunciabili della democrazia. In ciascuno dei miei interventi ribadisco tenacemente un concetto: la democrazia tornerà solo quando tornerà a valere la reale volontà del popolo, il voto liberamente espresso dagli elettori e fedelmente rispettato dagli eletti. Questo libro documenta anche la “traversata del deserto” che ci ha impegnato in modo incessante, assoluto e perfino doloroso, dal 1994 a oggi, in un duro lavoro di opposizione in Parlamento e di dialogo costante con i cittadini nel Paese. Sono state infinite e quasi senza interruzioni, in questi anni, le prove elettorali per le amministrazioni locali, per l’Europa, per i referendum che abbiamo sostenuto e vinto affinché non si spegnesse la fiamma della libertà e Forza Italia, con la coalizione resa più ampia e più ricca con il passaggio dal Polo alla Casa delle libertà, continuasse a esistere, a resistere e a crescere per tenere in vita la concreta speranza di una alternanza e di un cambiamento. Già questo è stato un miracolo vero, un miracolo che si perfezionerà con la riconquista e il ripristino di una piena ed effettiva democrazia quando sarà concessa finalmente agli italiani la possibilità di votare e di decidere, con il loro voto, da chi vogliono essere governati. Ogni passaggio di questi discorsi è permeato dal rispetto profondo, quasi sacrale, che sento nei confronti del Parlamento come massima istituzione della sovranità popolare (e mai oserebbe oltraggiare la sacralità del Parlamento tipo, che so, presentandosi soltanto per la fiducia o addormentandosi durante le sedute!). Questo sentimento mi ha spinto a preparare i miei interventi parlamentari, sin da quello di insediamento del mio primo Governo, in modo diverso rispetto a quello consueto dei discorsi “a braccio” per i quali ho sempre utilizzato la tecnica della “scaletta” lasciando al contatto immediato con gli ascoltatori, alle loro reazioni, all’atmosfera dell’incontro la scelta delle espressioni, delle aggettivazioni, delle iterazioni, del tono e del ritmo dell’intervento. Questi trentuno discorsi e i tre interventi pronunciati in occasione delle grandi manifestazioni popolari di Forza Italia sono il risultato di un lavoro accurato e di un’attenzione ai particolari quasi spasmodica. Ho corretto e ricorretto, ho precisato e limato sino all’ultimo momento ogni passaggio, ogni concetto, ogni parola, ogni sfumatura. L’obiettivo costante è stato quello di una limpida chiarezza utilizzando un linguaggio semplice ma solenne nel tono, il più lontano possibile dagli stereotipi e dalla retorica della politica politicante. Ogni testo è stato discusso con i miei più vicini collaboratori, Gianni Letta e Paolo Bonaiuti, e poi riletto criticamente con i presidenti dei gruppi parlamentari di Forza Italia Beppe Pisanu ed Enrico La Loggia. A loro va il mio più affettuoso e riconoscente ringraziamento. Chi avrà la pazienza di leggere anche solo alcuni di questi discorsi potrà valutare, infine, la continuità e la coerenza della mia azione politica e dei miei progetti per cambiare l’Italia, e potrà comprendere meglio le ragioni profonde che mi hanno spinto a mettere la mia esperienza di uomo del fare, le mie energie e tutto mé stesso al servizio del mio Paese e dei miei concittadini che, come me, hanno avuto la fortuna di nascere, di vivere e di lavorare in questa nostra straordinaria terra e vogliono continuare a farlo da donne e da uomini liberi.

Silvio Berlusconi

Arcore, 31 gennaio 2001 (non sembra che siano passati dieci anni esatti...)



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