SECURITY DAY: PRIMA DI TUTTO LA SICUREZZA
Milano. Palalido. 16 ottobre 1999. Ancora una volta, in diretta via satellite con oltre cento città, Berlusconi parla all’Italia. Sulla sicurezza. Un problema drammatico, che inquieta e spaventa e davanti al quale il governo non sa, o non vuole reagire. Troppi interessi, troppe paure, troppe incertezze: il frutto perverso di una cultura “buonista” e permissiva (questi comunisti sarebbero in grado di far entrare a casa loro chiunque senza un minimo controllo: prostitute, spacciatori, narcotrafficanti, mafiosi...). Una certa stampa, di fronte all’escalation della violenza – due milioni e 782 mila reati denunciati nel 1998 – continua a sottolineare la mancanza di mezzi. Eppure, come sottolinea Forza Italia, il nostro Paese spende per gli apparati di polizia il 13,7 per cento del prodotto nazionale mentre la Francia investe il 7,8 per cento, la Germania l’8,7. “Qualcosa”, quindi, non funziona. Ma non per colpa degli uomini dello Stato, come Berlusconi con forza ricorda: “Lo testimoniano i tanti feriti che ogni anno si annoverano tra gli uomini delle forze dell’ordine, lo testimoniano i loro caduti!” (sono in grado di schierare addirittura 100 uomini per una sola perquisizione, quindi possiamo dirlo con assoluta sicurezza: non è colpa degli uomini dello Stato). Perciò vi è “qualcosa” di ben più grave. Davanti ai fatti di sangue – solo a Milano, nove omicidi in nove giorni – che continuano a ripetersi lungo tutta la penisola, Forza Italia elabora un piano anticriminalità che il Presidente presenta il 16 ottobre, e che diverrà il “Progetto Azzurro per la sicurezza dei cittadini e per la prevenzione dei reati” (in caso non fosse possibile prevenire, subentra la prescrizione dei reati). “Fra i diritti fondamentali di uno Stato moderno noi riteniamo infatti che ci debba essere anche il diritto di ogni cittadino a non avere paura. Se lo Stato non adempie a questo suo fondamentale dovere, se non difende i cittadini, viene meno la base stessa della sua legittimità. Per garantire ai cittadini la libertà dalla paura, oggi lo Stato, oltre a riacquistare il controllo del territorio, deve innanzitutto prevenire il crimine e non solo reprimerlo. Questo problema si può risolvere solo con la riorganizzazione di tutto l’apparato dell’ordine pubblico, in modo da far rivivere, rendere effettiva e concreta quella fondamentale funzione dello Stato sin qui trascurata che è la prevenzione dei reati. È per questo che diciamo che occorre creare una struttura, un’organizzazione, una macchina che prevenga il crimine, con tutti i mezzi che la moderna tecnologia mette a disposizione, con tutti i mezzi che la moderna scienza dell’organizzazione ci insegna. È per questo che oggi noi siamo qui a presentare questo nostro progetto, il Progetto Azzurro per la tutela e la difesa dei cittadini” (particolare attenzione sul colore del progetto, di fondamentale importanza). Ma, anche in quest’occasione e ancora una volta, il pensiero di Berlusconi va ai più deboli, alle vittime (guai se non fosse così!). Il punto più sofferto del suo appassionato discorso al Palalido di Milano è dedicato alle “vittime dei reati e ai loro familiari, poiché lo Stato non li assiste. Noi proponiamo l’istituzione di un fondo nazionale per il congruo risarcimento delle vittime che versano in stato di necessità, e proponiamo detrazioni fiscali per le vittime che hanno subito danni al proprio lavoro o alla propria impresa, o che hanno perduto giornate lavorative o hanno dovuto sostenere spese mediche”. Conclude con un messaggio forte, diretto a tutti i cittadini: “Non vi lasceremo soli, non vi lasceremo indifesi, faremo di tutto per garantire in tutte le città e i paesi d’Italia il diritto a condizioni serene di vita, di lavoro, di svago (queste parole datate 1999 ancora riechieggiano in Abruzzo). I professionisti del crimine devono sapere che non lasceremo nulla di intentato affinché siano contrastate le loro attività, affinché siano ridotti i loro spazi operativi, affinché siano sanate le ferite che essi infliggono alla coscienza dei cittadini. L’esercito del male, quell’esercito che fa della violazione dei diritti e della vita dei cittadini la sua professione e la sua bandiera, noi lo vinceremo lavorando e combattendo insieme” (i criminali di Gotham City hanno le ore contate!).
I FATTI (?)
Il Progetto azzurro per la sicurezza dei cittadini
1 Affidare alla responsabilità del Parlamento gli indirizzi e le priorità della politica
giudiziaria e criminale.
2 Giungere a un vero ed efficace coordinamento dell’azione delle forze dell’ordine.
3 Riassegnare alle forze dell’ordine il pieno diritto all’attività investigativa, lasciando
al Pubblico Ministero il controllo sulla legalità del loro operato.
4 Far recuperare il controllo del territorio allo Stato (come i governi Berlusconi sono
riusciti a fare a Napoli).
5 Dotare le forze dell’ordine di mezzi e tecnologie moderne, di una formazione e un
addestramento adeguati e continuativi e introdurre la cultura della
responsabilità e del merito (rivoluzionario!).
6 Rendere la pena effettiva (sì, ma prima bisogna contestualizzare il presunto
reato).
7 Riorganizzare le carceri.
8 Tutelare anche economicamente le vittime.
9 Regolamentare l’immigrazione clandestina, fattore di criminalità.
10 Rivedere il ruolo delle amministrazioni locali e delle associazioni di cittadini nella
prevenzione della criminalità (la classica ronda che non fa primavera...).
LA VITTORIA IN EUROPA
Le elezioni europee del 13 giugno 1999 segnano un punto di svolta importante. I risultati delle urne sono netti: il governo di sinistra guidato da Massimo D’Alema esce pesantemente sconfitto mentre Forza Italia, con il 25,2 per cento dei voti, si conferma il primo partito nazionale. Ma non solo: Berlusconi con tre milioni di preferenze, risulta il candidato più votato in tutta Europa. Un successo che premia la coerenza e la tenacia di un leader, la chiarezza di una linea politica, la concretezza di un programma. Europeista convinto, Berlusconi ha impostato una campagna di largo respiro, corredata da proposte e analisi innovative quanto realistiche. Coraggiosamente, Forza Italia ha posto gli elettori davanti ad una scelta di campo. Da una parte vi è chi, come i postcomunisti, vuole un’Europa statalista, burocratica, elitaria. Dall’altra vi è chi vuol costruire l’Europa dei popoli e delle libertà, un’Europa della solidarietà e della giustizia per tutti, un’Europa capace di ridurre le tasse, far crescere l’economia, dimezzare la disoccupazione (le analisi realistiche di cui è capace, la forza della concretezza del programma...). Nella sua battaglia per l’Europa, Silvio Berlusconi lancia un progetto politico “alto”, di portata storica. In contrapposizione ai risultati fallimentari della sinistra: “Nei primi cinque mesi del 1999 la sinistra europea ha fatto perdere all’Euro più del 10 per cento sul dollaro e, sempre grazie alla sinistra, la crescita dell’economia continentale è stata la metà di quella degli USA”. Il leader di Forza Italia immagina un continente unito, forte, politicamente coeso. Per Berlusconi la moneta unica, l’Euro, non basta, non può bastare. Il sogno, l’obiettivo è un continente che “deve confrontarsi con il resto del mondo, anche con gli Stati Uniti d’America, come un’unica entità. Un’Europa che possa percorrere la strada dell’integrazione per diventare un forte soggetto politico, un'Europa che pensi alla sicurezza dei suoi cittadini integrando le proprie difese, i propri eserciti, un’Europa che, dopo aver garantito la sicurezza ai cittadini europei, possa intervenire anche fuori dai suoi confini, in difesa dei diritti fondamentali dell’uomo”. Su questi punti programmatici il 13 giugno 1999 gli italiani si sono ritrovati e hanno dato fiducia a Silvio Berlusconi e a Forza Italia.
BERLINO 1999, FORZA ITALIA NEL PPE
2 dicembre 1999. Berlino, città martire del comunismo. A dieci anni dalla caduta del muro della vergogna, si riunisce l’assise del Partito Popolare Europeo, il grande raggruppamento dei movimenti moderati di ispirazione cristiana del continente. All’ordine del giorno, l’adesione di Forza Italia, il sorprendente partito che da sei anni è il principale punto di riferimento di tutte le forze che in Italia si oppongono alla sinistra. Alla sua testa Silvio Berlusconi, il leader politico che, nonostante fosse all’opposizione, nonostante fosse quotidianamente attaccato e criminalizzato, ha raccolto tre milioni di preferenze personali. Un record assoluto, in Italia come nel resto del continente. Eppure i resti del cattocomunismo, la parte più a sinistra della vecchia Dc, puntano i piedi. Non vogliono Berlusconi nel PPE. Hanno assicurato ai loro referenti della sinistra che mai e poi mai il Presidente di Forza Italia entrerà nel Partito Popolare Europeo. Ma, considerati i programmi e le tesi congressuali, verificati i valori e i principi che ispirano l’azione e l’iniziativa politica di Forza Italia anche alla luce della collaborazione instauratasi nel Gruppo del Parlamento Europeo, i deputati tedeschi, spagnoli, portoghesi, francesi e via via tutti gli altri, hanno ormai deciso: il posto di Forza Italia è nel PPE. Il 2 dicembre Silvio Berlusconi viene invitato a Berlino, Forza Italia entra ufficialmente nella grande famiglia della libertà e della democrazia in Europa (è probabile che ancora oggi se ne stiano pentendo). Nel suo discorso al congresso berlinese, il Presidente sottolinea come Forza Italia sia un “un partito nuovo ma che ha radici profonde, visto che gli elettori sono gli stessi dei partiti di tradizione democratica e occidentale che hanno partecipato alla fondazione dell’Europa e hanno garantito all’Italia cinquant’anni di benessere nella democrazia e nella libertà (cinquant'anni di benessere nonostante i governi Berlusconi abbiano sempre ricevuto in eredità voragini nei conti pubblici...). Questi partiti, tra il ’92 e il ’94, furono esclusi dalla competizione elettorale, ma non furono cancellati i loro elettori. Era perciò necessario che scendessero in campo degli uomini nuovi per dare dignità al loro passato e speranza al loro futuro”. Concludendo Berlusconi si sofferma sui temi dell’Europa e parla non di allargamento della Comunità, ma di riunificazione. “Poiché dobbiamo pensare a quello che vollero i nostri padri, vale a dire ricostruire l’unità spirituale dell’Europa che era stata distrutta da due guerre mondiali e da due totalitarismi. Dobbiamo per questo ritrovare quello slancio etico e spirituale di cui c’è ancora bisogno; solo così potremo costruire un’Europa non solo dell’economia ma anche dei valori”.
Fanno parte del gruppo di Forza Italia al Parlamento Europeo: Silvio Berlusconi, Antonio Tajani, Pier Ferdinando Casini (CCD), Generoso Andria, Renato Brunetta, Luigi Cesaro, Raffaele Costa, Marcello Dell’Utri, Carlo Fatuzzo, Enrico Ferri, Francesco Fiori, Giuseppe Gargani, Jas Gawronsky, Giorgio Lisi, Raffaele Lombardo (CCD), Mario Mantovani, Mario Walter Mauro, Francesco Musotto, Giuseppe Nisticò, Guido Podestà, Amalia Sartori, Umberto Scapagnini, VITTORIO SGARBI, Guido Viceconte, Stefano Zappalà (la crème de la crème dei lucidi pensatori occidentali!).
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APPELLO ALL'ANONIMO CHE HA COMMENTATO QUESTO POST: perchè hai cancellato il tuo intervento? Non ho nemmeno fatto in tempo a leggerlo! Ti prego, commenta di nuovo, noi non censuriamo nessuno!
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