Dopo un periodo di lunga astinenza un ritorno roboante,ben due post in un giorno...
Il seguente in realtà vuol essere una risposta ad un altro post di un mio caro amico, e nasce sostanzialmente come commento al suo; ma data la mia intenzione di non essere superficiale a riguardo ho sforato nello spazio riservato ai commenti, perciò sarò "costretto" a "postare" a mia volta...
Innanzitutto vi segnalo il post in questione, che prende spunto da una ormai annale diatriba tra me e Luca riguardo la figura di Travaglio. Il suo post riporta tre articoli apparsi su Repubblica, ovvero un commento di D'avanzo sul "metodo Travaglio" rivolto in particolare all'intervista avvenuta all'interno della trasmissione di Fazio "Che tempo che fa? ", una replica di Travaglio ed una successiva chiosa sempre di D'avanzo. Per praticità vi riporto i link degli articoli( d'av1 ; reply trav.; d'av 2), anche se vi consiglio vivamente di visitare il blog di Luca www.scatoladeisorci.it che oltre ai suddetti link include il suo post... seppur breve merita d'esser letto, che vi troviate d'accordo o meno.
Mia risposta:
Caro luca, finalmente mi accingo a risponderti "formalmente" su una delle tante questioni che riguardano il beneamato Travaglio. Innanzitutto mi piacerebbe capire dove vuoi andare a parare con la tua disamina: facendo finta di non conoscerti mi chiedo se, eventualmente il tuo sia un tentativo di mettere in ombra il suo operato...Nei commenti di risposta al tuo post ho notato che hai prestato molta attenzione alla condanna a 8 mesi (con multa di 100.000 euro) inflittagli in primo grado per un articolo diffamatorio nei confronti di Previti. Vorrei cominciare proprio da qui, facendo alcune precisazioni, in quanto a parer mio hai agito da "giustizialista" tanto quanto sostieni che faccia Travaglio attraverso le sue opinioni. Infatti ti suggerirei di dare uno sguardo sia all'articolo "diffamatorio" in questione, sia alla replica che lui stesso ha rilasciato sul Corriere, giusto per invitarti a formulare un giudizio morale sulla sua condanna; Previti compare solo a margine di un'articolo che riporta un collage di stralci tratti da verbali, collazionati abilmente da Travaglio.
In secondo luogo ci terrei a precisare che parliamo di due pesi e due misure differenti: da un lato un giornalista che si occupa di cronaca giudiziaria, dall'altro una tra le più alte cariche dello stato. Da una parte una condanna in primo grado per diffamazione, dall'altra pesanti ombre, non certo frutto di elucubrazioni Travagliesche ma realtive a verbali, che offuscano una figura istituzionale come il presidente del senato.
D'Avanzo si dimostra un abile retore, e di sicuro lancia un segnale rilevante nei confronti delle "verità confezionate" tendenzialmente mirate a persuadere il lettore...la sua condanna si basa sul messaggio che implicitamente Travaglio cerca di diffondere attraverso la sua "esposizione di fatti", ma a parer mio cade in fallo quando sostiene che il resto della stampa non si è occupata del caso Schifani solo perchè non vi era nulla di nuovo a riguardo. Detto ciò sono pienamente d'accordo con Travaglio quando, nella sua replica, gli fa notare che i "rapporti pericolosi" di Schifani sarebbero da ricordare ai cittadini dal momento in cui quest'ultimo è asceso al ruolo di "seconda carica dello Stato", e sottolinea che all'estero la stampa certamente non si sarebbe lasciata sfuggire l'occasione di rammentarli. Il motivo di tale risposta è molto semplice: occorre trasparenza nelle istituzioni, a partire dalle persone che "teoricamente" noi cittadini deleghiamo ai vertici di queste. Domanda: affideresti mai la tua macchina ad un individuo che sai aver frequentato una banda di ladri di automobili e ricettatori per un certo periodo della sua vita? Ciò non certifica il fatto che sicuramente la tua macchina verrà rubata, ma almeno pregiudizialmente non opereresti una condanna morale nei confronti di un tal individuo? E anche se tu decidessi di affidargliela non sarebbe meglio essere informato preventivamente di tali precedenti?
La seconda risposta di D'Avanzo è un'abile sfoggio di retorica che culmina con un paradossale quanto arguto ribaltamento del "sistema Travaglio", evidenziando le indiscusse capacità sia giornalistiche che intellettuali dell'editorialista di Repubblica. Ciononostante all 'interno di un universo mediatico che spesso tace sulle condanne sia morali che penali di alcuni esponenti pubblici, una voce come quella di Travaglio, un pochino fuori da coro, penso sia necessaria oltre che particolarmente interessante. Le tesi di D'Avanzo concernenti le " agenzie del risentimento" e il presunto " metodo Travaglio" culminano con una pesante affermazione che bolla il suo operato come una " pratica giornalistica che, con fatti ambigui e dubbi manipola cinicamente il lettore/spettatore". Mi chiedo come mai un acuto osservatore quale dimostra d'essere Giuseppe D'Avanzo, non abbia mai formulato una simile conclusione in merito alle innumerevoli BALLE che quotidianamente vengono sfornate dai vari telegiornali e in alcuni casi (non rari di certo) dalla carta stampata.
E sai benissimo che con "balle" non intendo solamente falsità, ma anche l'omissione di alcuni fatti o la loro esposizione in un modo ambiguo e fallace che persuade lo spettatore a pensare tutt'altro. Prendiamo il recentissimo caso Mills, anche se ci sono vari altri casi che ho esaminato su questo stesso blog ( nella categoria riflessioni e politica ne trovi alcuni riguardo il caso rete 4, le regionali in Sardegna ecc.) : sono state ripetute così tante volte le pesanti dichiarazioni di Berlusconi riguardo " certa " magistratura (per un'intera settimana in prima pagina comparivano le medesime affermazioni...secondo lo stesso D'Avanzo in teoria non avrebbero dovuto più costituire una notizia di rilievo no? o almeno non da titolone in prima pagina...)da tv e giornali al punto che lo spettatore potrebbe benissimo pensare ad una sorta di atto eversivo operato dalle "toghe rosse".
Ci si scaglia tanto contro un giornalista di livello, spesso in grado di sollevare alcune questioni invise a chi ha qualcosa da nascondere, quando il problema dell'informazione in Italia risiede, a parer mio ma non solo, altrove...
"C'è chi, orfano di un'identità politica,ritrova il suo partito perduto nel blog di Travaglio" dici bene nel tuo post e personalmente mi trovi d'accordo. Ma c'è una differenza sostanziale tra la cieca obbedienza di uno stolto lettore e il lavoro degno di nota di un rispettabilissimo giornalista.
Chiudo con l'ennesimo esempio di come i media riportano in misura differente alcune notizie. Condanna a Travaglio 8 mesi ,articolo del "Giornale" (di famiglia), articolo del "corriere" .(l'articolo del "Giornale" è davvero agguerrito, per usare un eufemismo...)
Da sottolineare che Travaglio ha diffamato in un articolo Previti, mentre Berlusconi ha corrotto( o almeno in primo grado è stato riscontrato ciò) un testimone per evitare pesanti condanne in altri due processi ( ben più gravi) a suo carico(quelli di cui parlavamo stamattina)
Qui da room67 è tutto, a te la linea...
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2 commenti:
Schifani ha intrattenuto rapporti con Mandalà, futuro boss di villabate, nel 1979. Mandalà è stato accusato di associazione mafiosa nel 1998. All’argomento sono state dedicate inchieste (repubblica, l’espresso) e libri (uno di gomez, collega e coautore dei libri di travaglio).
Marco Travaglio è stato in vacanza con Giuseppe Ciuro, sottoufficiale di polizia giudiziaria, condannato a 4 anni e 6 mesi per aver favorito Michele Aiello e aver rivelato segreti d’ufficio utili a favorire la latitanza di Bernardo Provenzano. Michele Aiello, ingegnere, impresario della sanità siciliana, protetto dal governatore Totò Cuffaro (che, per averlo aiutato, beccherà 5 anni in primo grado), è stato condannato a 14 anni per associazione a delinquere di stampo mafioso.
Metodo travaglio, conseguenza prima: schifani ha frequentato (vent’anni prima) mandalà: schifani è un mafioso. Se schifani, seconda carica delo stato, è un mafioso, chissà gli altri. Risultato: un becero qualunquismo antipolitico, una logica da casalinga sguaiata che si scaglia contro il potere, completamente antitetica a ciò che dovrebbe aiutare a sviluppare una vera opinione pubblica. Ossia una capacità critica, una volontà informativa, un civismo consapevole. Un’opinione pubblica capace di pensare. Non una melassa indistinta – il vero lascito del berlusconismo – a cui basta offrire un capro espiatorio (i politici, i comunisti, berlusconi, di pietro,…) per ottenere l’applauso
metodo travaglio, conseguenza seconda: se vai in vacanza con un mafioso e ti fai pagare il conto dell’albergo da lui (smentisci pure, tanto lo sapevi e quindi sei un colluso), non sei degno di farmi la ramanzina sui politici corrotti né sei degno di fare il giornalista: non rispetti i principi deontologici della professione. Ricordo una cosa: il giornalista deve fare due cose sostanzialmente: 1. pubblicare le notizie (ossia: ciò che presenta un elemento di novità rispetto al passato) e 2. controllare le fonti minuziosamente. Travaglio non fa grande giornalismo, fa opinionismo. Chi crede che i veri giornalisti siano come lui hanno 3 difetti: 1. sono ignoranti 2. non leggono i giornali 3. non sanno che il giornalista medio è quello che fa cronaca e si sbatte notte e giorno e non può neanche parlare di schifani ma suda, artigianalmente , per un mestiere di sacrifici per offrire alla gente quante più notizie, quante più informazioni è in grado di recuperare e vagliare.
i veri giornalisti, per me, sono paolo valentino, mario calabresi, massimo gramellini, christian rocca, maurizio molinari, marco imarisio, guido olimpo, ecc... gente lontana dalla ribalta (pur scrivendo su corriere, repubblica, stampa...), gente che sa scrivere sui giornali, gente che fa inchieste, reportage, cronaca fuori dai salotti, romani o televisivi, dalle piazze e dai palchi mediatici. gente che, prima di esporre le proprie opinioni, si mette a servizio della notizia e del lettore
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