mercoledì 28 luglio 2010

Mozione di sfiducia: Cappellacci si salva.

Cappellacci è salvo: la mozione di sfiducia presentata dall'opposizione è stata bocciata. 44-27 il punteggio, con due astenuti. Non è servito, purtroppo, all'opposizione votare compatta, vince sostanzialmente il ricatto. Le palle di Cappellacci (e Berlusconi) continuano a rimanere appese ad un filo: ora si prospetta un rimpasto, e il tentativo sarà arduo. Accontentare tutti coloro che hanno salvato la pelle di BabbEolo (vignetta tratta dal sito di Sardegna Democratica), poichè di questo si tratta; il suo salvataggio è vincolato al rimpasto, che sarà disseminato senz'altro di richieste, pressioni e attacchi. Insomma un clima di tensione che potrebbe portare ad un logoramento, che già si è cominciato ad intravedere. Ieri mattina, inoltre, all'esterno della sede del consiglio regionale, si è tenuta la manifestazione di protesta organizzata da Sardegna Democratica; io c'ero, e con tutta onestà devo dire che non è stato esattamente un successo. L'orario di inizio era fissato per le 10, alle 9:30 ero già lì. Solo. I miei propositi bellicosi si andavano ridimensionando: avevo lucidato per bene la mia scarpa destra che fremeva all'idea di stamparsi tra le chiappe di Cappellacci... E pure al risveglio avevo dovuto riporre nel cassetto i miei propositi notturni alla "bombarolo" di DeAndrèana memoria: chè già mi ero immaginato come il Jean Reno di Leòn, avvicinandomi a Cappellacci gli avrei detto: "Questo te lo manda Renato...BOOOOOOM!!!". Avrei sacrificato centinaia (in realtà solo decine...) di innocenti, quindi ho desistito. Il mio motto è diventato "Fiducia nella sfiducia" mentre il numero di persone lì presenti si rafforzava: 2,3,4,6, anzi no 5, uno si era fermato soltanto per chiedere l'ora... Nel frattempo arrivava qualche consigliere, snobbato dai più. Intravedevo il Presidente Morale della Regione Sardegna, Renato Soru, che si avviava all'ingresso. Più che una manifestazione, sembrava un incontro casuale di persone che volevano informarsi su ciò che stava accadendo; le masse oceaniche ormai si raccolgono soltanto dietro compenso, e quella di ieri sembrava una manifestazione del Pdl quando non c'è Berlusconi... Non credo che il numero totale di partecipanti abbia superato, nel corso della prima mattinata, le 50 unità. Lungi da me le critiche: preavviso breve, orario scomodo, clima che favoriva la sudorazione... Insomma, definirei il tutto come una "manifestazione mediterranea" (il copyright non è mio). Sbagliata invece la scelta dell'urlatore cui affidare il megafono: "1,2,3 non vogliamo la P3" non si può proprio sentire! Per risultare almeno un pochino graffiante s'è dovuto affidare ai cori da stadio, tipo "Ugo vergogna torna nella fogna"... Più originali i cartelli, tra cui il più riuscito era un'esortazione: "Ugo, torna nell'ombra". Dunque tra un frizzo, un lazzo e un gesto istrionico (e dopo una salutare pausa ristoratrice) si è giunti a mezzogiorno, quando Renato Soru è uscito all'esterno per tastare il polso della manifestazione. Esattamente in quel momento, quanto mai provvidenziali, giungevano i precari del "Treno della cultura", il cui corteo ha rivitalizzato, nei numeri e non solo, la manifestazione. In mezzo a tutto ciò sono riuscito ad incoraggiare il nostro Renato con una stretta di mano e un "Buon lavoro"; il seguente "tentativo di foto a sua (di Renato) insaputa" ha avuto un esito imbarazzante, ai limiti della tristezza. Forse anche questo mi ha spinto ad andar via poco dopo, intorno alle 12:30...
Questo il mio resoconto. Ora la cronaca della seduta del consiglio, infuocata da un Renato che somiglia sempre più al miglior Jack La Motta: Soru scatenato...!

CAGLIARI. La mozione di sfiducia contro Ugo Cappellacci è stata respinta dal centrodestra (perché nessuno vuole le elezioni), ma ha comunque provocato un terremoto in Consiglio regionale: nonostante l’esito del voto di 27 «sì» e 44 «no», il governatore, pur esaltando il proprio operato e dicendosi sereno e tranquillo e respingendo le accuse «becere» a proposito dell’inchiesta giudiziaria sull’eolico, ne è uscito più debole e la maggioranza più lacerata proprio alla vigilia della verifica politica.

L’altra notizia è che Renato Soru si è riproposto come leader del centrosinistra. E’ stato lui, con una sapiente gestione dell’aula, ad accendere le polveri al termine di una giornata con pochi spunti di interesse: intervenendo nel dibattito con un discorso critico ma pacato e quasi esprimendo solidarietà al rivale indagato, l’ex presidente ha evitato di essere preso di mira dai leader del centrodestra e dal governatore nelle conclusioni, poi, replicando al suo successore a nome dell’intera opposizione, ha sferrato un cazzotto con un esplicito «j'accuse» su «infiltrazioni» e «contiguità mafiose» a proposito delle frequentazioni di Cappellacci con Flavio Carboni e Raffaele Dell’Utri. Soru aveva messo nel conto che il suo j’accuse avrebbe ricompattato la maggioranza proprio nella parte finale della seduta. E così è stato: forse, però, era quello che voleva visto che, come ha sottolineato egli stesso, non si ricandiderà sino a quando non sarà assolto nel processo Saatchi: pare che occorrano almeno sei mesi e un’eventuale scioglimento anticipato del Consiglio in questa fase lo prenderebbe in contropiede.

(Tutta la brillantezza politica di Ugo Testa di Legno è immortalata in questa foto, ndr). Come mai Cappellacci è uscito più debole da una giornata apparentemente a suo favore? Non per le ragioni giudiziarie, perché, anzi, il centrodestra su questo punto lo ha difeso con convinzione, criticando aspramente i contenuti «giustizialisti» e le «strumentalizzazioni» del centrosinistra. Cappellacci è parso più debole sui temi politici. Intanto perché nel complesso quella della maggioranza nei confronti della sua azione di governo è parsa una difesa d’ufficio: basti pensare che persino dopo l’attacco finale di Soru i big del centrodestra sono dovuti intervenire in difesa del presidente su sua richiesta. Poi perché ci sono stati più distinguo del previsto: i Riformatori hanno ufficialmente minacciato l’appoggio esterno, i dissidenti del Pdl, pur senza calcare la mano, hanno lanciato diversi ultimatum, il Psd’Az ha rimandato il giudizio alla verifica delle riforme sull’indipendenza e solo alla fine, polemizzando con Soru, hanno esplicitamente rimarcato la fiducia a Cappellacci. Così come l’Udc ha posto con forza il tema dell’azzeramento della giunta dei tecnici per fare posto ai politici.

Il momento di difficoltà tra Cappellacci e la maggioranza (compresi diversi settori del Pdl) è emerso e forse si è aggravato. Nel suo intervento, il presidente ha fatto un elenco delle cose fatte in questi primi 17 mesi per rispondere alle critiche della mozione. Sull’inchiesta giudiziaria si è limitato a dire di aver «chiarito tutto» con i magistrati e di aver «bloccato l’eolico sporco», alla minaccia di sciopero generale fatta due giorni fa dal sindacato e ripresa da molti interventi dell’opposizione, ha risposto dicendo che si tratta di un «giusto stimolo» e che ora si avranno «risposte adeguate». Nessun riferimento alla verifica politica e al rafforzamento della giunta, anzi esaltazione degli attuali assessori. La cosa ha turbato i consiglieri del centrodestra, che si aspettavano risposte precise e che proprio durante l’attacco frontale di Soru - replicato subito dopo da altri dell’opposizione con relativa richiesta di dimissioni immediate - hanno lasciato in massa i loro banchi per improvvisate riunioni fuori dall’aula: il clima era pesante. Tanto che lo stesso Cappellacci ha chiesto di sospendere la seduta per qualche minuto. Ed è in questo clima che nel fine settimana dovrebbe iniziare la verifica del rilancio.

Fonte: La Nuova Sardegna



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