domenica 31 agosto 2008

Al Papa manca solo la prevendita!

E ci risiamo! Parliamo di soldi, dunque automaticamente anche di Chiesa Cattolica! Dopo il milione di € (credo ancora si tratti della mancia...) stanziato dalla giunta di Cagliari per la "visita pastorale" di papa Ratzi, ecco un'altra genialata degna del clero (che riguarderà i fedeli che accorreranno numerosissimi alla suddetta visita): il lasciapassare, o pass che dir si voglia! A PAGAMENTO, naturalmente! Arrivati a questo punto c'è da stupirsi quando qualche attività religiosa non è a scopo di lucro! Purtroppo non trovo il sito sul quale avevo letto il prezzo di questo pass e dunque non ricordo esattamente la cifra, mi pare però di ricordare che si trattasse di 8€...! Un prezzo ragionevole, no...? Si spendono 8€ per sentire frasi che avremmo sentito, sì e no, qualcosa come un milione di volte negli ultimi 3 anni e che, comunque, possiamo sempre sentire tutte le domeniche alle 13:01, durante il TG1 delle 13 (chiaramente se non c'è qualche guerra a togliere spazio ingiustamente al pontefice)...! L'utilizzo di questo pass comunque non è ancora ufficiale, se ne parla soltanto per ora. Un modo per sdoganarlo secondo me, e abituare i fedeli all'idea che, per ascoltare il patetico pistolotto papale, dovranno sborsare qualcosa. Suvvia, Dio ci ha creato il mondo in una settimana, ma per mandarlo avanti serve il denaro, è ovvio!
Ecco alcune dichiarazioni per giustificare questa scelta mirata (a gonfiare le tasche del Vaticano...?): “Il lasciapassare è motivato prima di tutto da ragioni di sicurezza e poi per creare un’assemblea liturgica ordinata. Non si dimentichi che dal sagrato di Bonaria fino al mare di Su Siccu il 7 settembre sarà un’unica chiesa all’aperto”, parole di Maria Lucia Baire, presidente del comitato organizzatore della visita, che prosegue - “Questa basilica a cielo aperto si estenderà fino al mare. Il rito sarà seguito anche da cento imbarcazioni allestite dai club nautici cagliaritani. Tutta la chiesa sarda si riunisce intorno al Papa e la città offre i suoi gioielli naturali: un cielo azzurro per gran parte dell’anno e il suo mare”. Le cifre che riguardano l'afflusso parlano di 100.000 fedeli previsti, ma credo che saranno parecchi di più... E quanto fa 8€ per 100.000...?
E sempre per "ragioni di sicurezza" i fedeli saranno invitati a non presentarsi ai varchi con borse, zaini e altri contenitori, neppure per conservarvi acqua e bibite. L’organizzazione assicura, infatti, 100 mila litri d’acqua fresca. Non mi fido: sarà a pagamento pure questa! "Dai da bere agli assetati..." qualcuno diceva così, mi par di ricordare... Altri dettagli: l'intervento di Nazinger è già stato pianificato: parlerà per 12 minuti. Appena. Sospesi i voli sopra la zona dalle 18 della sera prima fino alle 21 di domenica (se avesse parlato per mezzora, aeroporto chiuso per una settimana?!), l'aeroporto ha già dichiarato che non ci saranno inconvenienti. Poco spazio per le proteste: gran spiegamento di forze dell'ordine e la zona chiusa e controllata si estende per diversi km quadrati. Io volevo andarci con questo volantino...



RETTIFICA

In questo post ho parlato di pass a pagamento per assistere alla cerimonia della visita del papa a Cagliari. Ebbene, non sarà così:
E’ possibile fare richiesta dei pass che permetteranno di accedere, in modo ordinato, ai settori identificati nello spazio della Celebrazione Eucaristica presieduta dal Papa, in Piazzale Centomila.
Il Pass è gratuito ed è rilasciato esclusivamente dal Comitato Promotore "Il Papa in Sardegna".

Altre informazioni utili, che ho comunque faticato a trovare, sono disponibili QUI.

Tutto questo però non intacca minimamente il "significato" del volantino che ho riportato nell'articolo: la chiesa è una zavorra pesantissima a livello economico e costa allo Stato italiano ben oltre 4 miliardi di €. Il cittadino del Bel Paese è così attento alle tasse che paga (tanto attento da votare un delinquente che promette di togliere un'imposta comunale...) e poi però si fa "rapinare" da un'associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata alla truffa. Legalizzata...


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martedì 26 agosto 2008

Riflessioni sull'essenza dell'opinione pubblica


Difficile stabilire quanto l'articolo steso ieri sera sia da considerarsi realmente riuscito...e' stato uno sforzo notevole condensare ore di riflessioni e letture in cosi poche righe,e ad una piu' meditata rilettura mi e'parso di intuire che il testo, in alcuni punti, potrebbe essere poco chiaro al lettore oltre che un pelino ampolloso...
Per qualsivoglia obiezione in ogni caso c'e' l'apposito spazio per i commenti,questo post non vuol essere un ancora di salvataggio per le possibili incomprensioni ma un personale punto di vista riguardo il ruolo e il significato stesso di "opinione pubblica".
Wikipedia ci suggerisce questa definizione "l'aggregato delle attitudini individuali o delle convinzioni mantenute dalla popolazione adulta" che teniamo come punto di partenza sommariamente valido.
Dato cio' sorgono i primi interrogativi,derivati dalla non misurabilita' del fenomeno, dalla quantita' di tempo necessaria alla formazione di una certa "attitudine o convinzione" riguardo un determinato argomento, e al grado di specificita' raggiungibile da tale fenomeno nei vari campi d'azione in cui e' necessario se non indispensabile,prenderne in considerazione il punto di vista...
A parer mio non si puo' certo pretendere che il suo dominio possa estendersi a tutto il campo del sapere,le eccessive ramificazioni non esprimerebbero un parere maggioritario ma sarebbero un'accozzaglia di punti di vista distanti in maggiore o minor misura.
Di conseguenza piu'si estende la quantita'di persone necessarie a formare il "pubblico" e meno si puo' pretendere che tale agglomerato abbia competenze necessarie ad esprimere un opinione su un dato argomento.
Anche inludendo credenze e convinzioni nell' insieme dei "pareri" , alcune questioni troppo specifiche e bisognose di conoscenza resterebbero escluse ( per esempio trovo che l 'opinione pubblica non sia in grado di esprimersi sulla finanziaria di tremonti, o meglio non in modo da dare un parere rilevante quindi utile, mentre sarebbe piu a suo agio in un dibattito come "crocefisso si crocefisso no" nelle varie aule).
Partendo da tali presupposti si puo' dedurre che l'opinione pubblica ha un campo molto piu' limitato di quanto si possa pensare (ovviamente estendibile con la conoscenza, resa possibile dall'informazione e non dalla propaganda), e aggiungerei che in linea di massima non e' tanto in grado di esprimere unvero e proprio parere quanto trovo sia piu' adatta ad individuare fenomeni di degenerazione di una certa linea governativa e non.
Il modo migliore per chiamare in causa "l'opinione pubblica" e' il referendum, ma spesso e volentieri non se ne parla solo in termini referendari, ma anche come sentore che aleggia nell 'aria, come voci di corridoio, ed e' bene considerare anche questo aspetto,nonostante sia piu difficile da afferrare in quanto non confortato da numeri.
Riallacciandomi alla precedente affermazione nella quale ho dichiarato che, secondo il mio modesto parere , agisce per "protesta" piuttosto che per "proposta", aggiungerei che la suddetta reazione e' dovuta principalmente ad una erronea applicazione dello strumento democratico...Detto chiaramente, non scegliamo nulla, subiamo semplicemente un bombardamento propagandistico che ci porta alle urne ogni 5 anni ( se non meno).
Qui entra in causa l'utilita' dell opinione pubblica.
A cosa dovrebbe servire se non ad orientare le scelte e le strategie di un governo?
Per un' applicazione del genere sarebbe necessario sollecitarla...ma questa sollecitazione dovrebbe andare di pari passo con l 'informazione.
I media dorebbero fornire strumenti per informare i cittadini, questi esprimere un parere ,non solamente una volta ogni 5 anni, e venire chiamati in causa per le questioni piu rilevanti.
Alla faccia di chi mi conosce e con me piu' volte ha avuto qualche battibecco riguardo la trasparenza dell' informazione...si puo' dire con serenita' che questa riesca a svolgere in modo trasparente il suo compito o no?
Esiste una sola risposta...
L'evidenza e' questa: cio' che esce da un televisore non fa altro che creare distanza e disinteresse nel telespettatore, e la carta stampata, fatica e non poco, poiche'anche nei pochi giornali dignitosi le notizie non sempre riescono ad essere chiare, e i pochi punti di vista autorevoli in alcuni casi,( come gli articoli di scalfari nel post di ieri) non penso facciano proprio presa sulla popolazione ma, molto simili alle tendenze della critica letteraria, circolano in ambienti ristretti.
L'opinione pubblica e' orientabile, orientata e conseguentemente sfruttata, questo e' il suo ruolo attuale,o forse lo e' sempre stato...
Cio' che dice scalfari riguardo il vetro rotto che riflette solamente interessi privati puo' essere anche accettato, bella metafora, ma mi chiedo quando questo specchio e' stato concretamente integro.
Per far si che il singolo individuo pensi non a "tira'a campa'" ma arrivi addirittura ad avere un 'idea di societa' e di bene comune ci vorrebbe una buona dose di fiducia nelle istituzioni.
Questo potrebbe avvenire solamente se il politico fosse realmente un "dipendente dei cittadini", e per far si che questa mansione non dia adito a scalate di potere che generano conflitti di interessi, ricchezza, abusi istituzionali e quant' altro, bisognerebbe avere degli specialisti trattati come qualsiasi altro dipendente statale, senza alcun privilegio, salvo uno stipendio dignitoso.
Un lavoro come il politico, fatto con serieta', richiede una gran profusione di energie mentali e fisiche,uno stress continuo, una responsabilita' costante nei confronti di una nazione intera e del cosidetto "bene comune".
Bisognerebbe semplicemente restringere il campo, far si che il politico diventi una vocazione, come il sacerdote, il medico, che richieda anni di studio e qualifiche ( ci siamo dimenticati che raramente un ministro e' uno specialista nel ministero affidatogli?) che non possa permettere ne salvataggi giudiziari , ne scalate familiari.
Cosi' avrebbe senso parlare di opinione pubblica, ci sarebbe una implicita fiducia nei governanti, che dovrebbero avere la sensibilita' di tradurre il dissenso espresso da questa in qualcosa di piu' specifico,in quanto di loro competenza. Il parallelo coi platonici filosofi-governanti e' sempre piu' calzante, ma se vogliamo parlare di democrazia e' questo che serve, altrimenti continuiamo a giocare con le parole prendendoci per il culo...



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lunedì 25 agosto 2008

L'importanza di chiamarsi " opinione pubblica "

Le tanto agognate vacanze hanno attenuato la produzione in questi ultimi tempi, anche se la fine del mese e le scadenze incombenti stanno cominciando a risvegliare i vecchi bisogni da blogger…
Percio’ dopo varie letture estive tratte da quotidiani e fonti varie, ci troviamo a scrivere un post a quattro mani per tirare in ballo un argomento sempre attuale, sul quale specie in quest ‘ ultimo periodo, alcuni autorevoli editorialisti di repubblica hanno espresso le loro opinioni … non potendo disporre del loro mezzo comunicativo estremamente piu’ efficace ( oltre alla loro piu’ ampia competenza) ci limitiamo a scrivere le nostre impressioni sulla buona vecchia room 67….

Mi pare opportuno riportare alcune tra le fonti principali che hanno contribuito alla nostra discussione tutt’ ora work in progress : nadia urbinati repubblica 20 ago ; eugenio scalfari repubblica 17 ago e 24 ago

Partendo dall articolo del 17 agosto di scalfari , la prima questione che prende forma riguarda il concetto di opinione pubblica. Cosa intende lui abbiamo provato a dedurlo, e pare qualcosa di abbastanza effimero e ambiguo, piegato alle esigenze del ragionamento e non viceversa.

Per l’ autorevole editorialista sarebbe ,in soldoni, lo specchio nel quale si rifrange l‘immagine che ognuno di noi ha dello stato e del suo ruolo , una concezione che accorpa le varie individualita’ a prescindere dalle distinzioni socio – culturali, che mira ad un altrettanto evanescente concetto di “ bene comue” ( piu o meno quello che si puo’ dedurre dalla societa’ platonica o meglio al quale i filosofi-governanti dovrebbero aspirare per governare).

A causa del berlusconismo diffuso questo specchio si frange in tanti pezzetti , con annesse conseguenze di smarrimento dell ‘unitarieta della precedente idea di bene, nel nome di un piu’particolareggiato interesse privato da alimentare per sopravvivere , causando gravi conseguenze:

come investire e caricare di ideali politici le nostre basse ed egoistiche ambizioni in modo da nobilitarle e farne una sorta di baluardo per il nostro credo politico, bandiera inconsistente che trova unita’ nella sola chimera del soddisfacimento individuale di bisogni materiali.

Ma provando per un attimo a rivestire di una certa dose di “ attivismo “ il concetto opinione pubblica ( ricomponendo i pezzetti di vetro e tornando al primo passo) otteniamo un nozione che ha come punto cardine la partecipazione.

Questa partecipazione dovrebbe teoricamente influenzare le istituzioni, a partire dalla classe politica che dovrebbe percepirne le istanze , al fine di produrre delle leggi che rispondono a determinati bisogni , e non l ‘esatto contrario: istituzioni autoritarie legiferano e ci addomesticano con gli strumenti della propaganda , rendendoci docili come bestie ammaestrate ( l articolo di nadia urbinati spiega benissimo questo processo)

Questioni come il federalismo che dovrebbero basarsi su un sentimento collettivo (scalfari docet), in realta’ lo forzano e impongono determinate scelte destituendo il ruolo centrale di un opinione che grazie all’ informazione dovrebbe formarsi, sbarazzandosene con facilita’ e liquidandola con un semplicistico “ tanto non sareste in grado di capirlo percio’ a cosa serve chiedervi un’ opinione?”

Partendo dal presupposto che per certi argomenti sia davvero difficile credere che l’opinione pubblica possa esprimere un parere mirato e calzante, l’ informazione e l’ implicita fiducia sia nelle istituzioni che nei mezzi di comunicazione dovrebbero garantire la formazione di un orientamento popolare tendente al bene comune e non il sottoprodotto di una becera propaganda mediatica … utopia ?

E’ piu ‘ grave la apparente compattezza ideologica dell’agglomerato destroide chiamato pdl o la frammentazione della sinistra in varie frange di pensiero piu’ o meno discordanti?

Che dire invece della repressione dei rimasugli di opinione pubblica, soffocati continuamente dalle strategie di potere che sembrano poterne fare a meno quando dovrebbero basarsi su di essi?

Come dice nadia urbinati l’opposizione ( in un’ italia “docile”)deve saper essere funzionale alla maggioranza, deve essere gradita ad essa. Un opposizione che semplicemente si oppone e critica pare piu’ un male da estirpare , il segno di una societa’ non ancora perfettamente ammaestrata…


James e Tizeta

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domenica 24 agosto 2008