Difficile stabilire quanto l'articolo steso ieri sera sia da considerarsi realmente riuscito...e' stato uno sforzo notevole condensare ore di riflessioni e letture in cosi poche righe,e ad una piu' meditata rilettura mi e'parso di intuire che il testo, in alcuni punti, potrebbe essere poco chiaro al lettore oltre che un pelino ampolloso...
Per qualsivoglia obiezione in ogni caso c'e' l'apposito spazio per i commenti,questo post non vuol essere un ancora di salvataggio per le possibili incomprensioni ma un personale punto di vista riguardo il ruolo e il significato stesso di "opinione pubblica".
Wikipedia ci suggerisce questa definizione "l'aggregato delle attitudini individuali o delle convinzioni mantenute dalla popolazione adulta" che teniamo come punto di partenza sommariamente valido.
Dato cio' sorgono i primi interrogativi,derivati dalla non misurabilita' del fenomeno, dalla quantita' di tempo necessaria alla formazione di una certa "attitudine o convinzione" riguardo un determinato argomento, e al grado di specificita' raggiungibile da tale fenomeno nei vari campi d'azione in cui e' necessario se non indispensabile,prenderne in considerazione il punto di vista...
A parer mio non si puo' certo pretendere che il suo dominio possa estendersi a tutto il campo del sapere,le eccessive ramificazioni non esprimerebbero un parere maggioritario ma sarebbero un'accozzaglia di punti di vista distanti in maggiore o minor misura.
Di conseguenza piu'si estende la quantita'di persone necessarie a formare il "pubblico" e meno si puo' pretendere che tale agglomerato abbia competenze necessarie ad esprimere un opinione su un dato argomento.
Anche inludendo credenze e convinzioni nell' insieme dei "pareri" , alcune questioni troppo specifiche e bisognose di conoscenza resterebbero escluse ( per esempio trovo che l 'opinione pubblica non sia in grado di esprimersi sulla finanziaria di tremonti, o meglio non in modo da dare un parere rilevante quindi utile, mentre sarebbe piu a suo agio in un dibattito come "crocefisso si crocefisso no" nelle varie aule).
Partendo da tali presupposti si puo' dedurre che l'opinione pubblica ha un campo molto piu' limitato di quanto si possa pensare (ovviamente estendibile con la conoscenza, resa possibile dall'informazione e non dalla propaganda), e aggiungerei che in linea di massima non e' tanto in grado di esprimere unvero e proprio parere quanto trovo sia piu' adatta ad individuare fenomeni di degenerazione di una certa linea governativa e non.
Il modo migliore per chiamare in causa "l'opinione pubblica" e' il referendum, ma spesso e volentieri non se ne parla solo in termini referendari, ma anche come sentore che aleggia nell 'aria, come voci di corridoio, ed e' bene considerare anche questo aspetto,nonostante sia piu difficile da afferrare in quanto non confortato da numeri.
Riallacciandomi alla precedente affermazione nella quale ho dichiarato che, secondo il mio modesto parere , agisce per "protesta" piuttosto che per "proposta", aggiungerei che la suddetta reazione e' dovuta principalmente ad una erronea applicazione dello strumento democratico...Detto chiaramente, non scegliamo nulla, subiamo semplicemente un bombardamento propagandistico che ci porta alle urne ogni 5 anni ( se non meno).
Qui entra in causa l'utilita' dell opinione pubblica.
A cosa dovrebbe servire se non ad orientare le scelte e le strategie di un governo?
Per un' applicazione del genere sarebbe necessario sollecitarla...ma questa sollecitazione dovrebbe andare di pari passo con l 'informazione.
I media dorebbero fornire strumenti per informare i cittadini, questi esprimere un parere ,non solamente una volta ogni 5 anni, e venire chiamati in causa per le questioni piu rilevanti.
Alla faccia di chi mi conosce e con me piu' volte ha avuto qualche battibecco riguardo la trasparenza dell' informazione...si puo' dire con serenita' che questa riesca a svolgere in modo trasparente il suo compito o no?
Esiste una sola risposta...
L'evidenza e' questa: cio' che esce da un televisore non fa altro che creare distanza e disinteresse nel telespettatore, e la carta stampata, fatica e non poco, poiche'anche nei pochi giornali dignitosi le notizie non sempre riescono ad essere chiare, e i pochi punti di vista autorevoli in alcuni casi,( come gli articoli di scalfari nel post di ieri) non penso facciano proprio presa sulla popolazione ma, molto simili alle tendenze della critica letteraria, circolano in ambienti ristretti.
L'opinione pubblica e' orientabile, orientata e conseguentemente sfruttata, questo e' il suo ruolo attuale,o forse lo e' sempre stato...
Cio' che dice scalfari riguardo il vetro rotto che riflette solamente interessi privati puo' essere anche accettato, bella metafora, ma mi chiedo quando questo specchio e' stato concretamente integro.
Per far si che il singolo individuo pensi non a "tira'a campa'" ma arrivi addirittura ad avere un 'idea di societa' e di bene comune ci vorrebbe una buona dose di fiducia nelle istituzioni.
Questo potrebbe avvenire solamente se il politico fosse realmente un "dipendente dei cittadini", e per far si che questa mansione non dia adito a scalate di potere che generano conflitti di interessi, ricchezza, abusi istituzionali e quant' altro, bisognerebbe avere degli specialisti trattati come qualsiasi altro dipendente statale, senza alcun privilegio, salvo uno stipendio dignitoso.
Un lavoro come il politico, fatto con serieta', richiede una gran profusione di energie mentali e fisiche,uno stress continuo, una responsabilita' costante nei confronti di una nazione intera e del cosidetto "bene comune".
Bisognerebbe semplicemente restringere il campo, far si che il politico diventi una vocazione, come il sacerdote, il medico, che richieda anni di studio e qualifiche ( ci siamo dimenticati che raramente un ministro e' uno specialista nel ministero affidatogli?) che non possa permettere ne salvataggi giudiziari , ne scalate familiari.
Cosi' avrebbe senso parlare di opinione pubblica, ci sarebbe una implicita fiducia nei governanti, che dovrebbero avere la sensibilita' di tradurre il dissenso espresso da questa in qualcosa di piu' specifico,in quanto di loro competenza. Il parallelo coi platonici filosofi-governanti e' sempre piu' calzante, ma se vogliamo parlare di democrazia e' questo che serve, altrimenti continuiamo a giocare con le parole prendendoci per il culo...
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