lunedì 25 agosto 2008

L'importanza di chiamarsi " opinione pubblica "

Le tanto agognate vacanze hanno attenuato la produzione in questi ultimi tempi, anche se la fine del mese e le scadenze incombenti stanno cominciando a risvegliare i vecchi bisogni da blogger…
Percio’ dopo varie letture estive tratte da quotidiani e fonti varie, ci troviamo a scrivere un post a quattro mani per tirare in ballo un argomento sempre attuale, sul quale specie in quest ‘ ultimo periodo, alcuni autorevoli editorialisti di repubblica hanno espresso le loro opinioni … non potendo disporre del loro mezzo comunicativo estremamente piu’ efficace ( oltre alla loro piu’ ampia competenza) ci limitiamo a scrivere le nostre impressioni sulla buona vecchia room 67….

Mi pare opportuno riportare alcune tra le fonti principali che hanno contribuito alla nostra discussione tutt’ ora work in progress : nadia urbinati repubblica 20 ago ; eugenio scalfari repubblica 17 ago e 24 ago

Partendo dall articolo del 17 agosto di scalfari , la prima questione che prende forma riguarda il concetto di opinione pubblica. Cosa intende lui abbiamo provato a dedurlo, e pare qualcosa di abbastanza effimero e ambiguo, piegato alle esigenze del ragionamento e non viceversa.

Per l’ autorevole editorialista sarebbe ,in soldoni, lo specchio nel quale si rifrange l‘immagine che ognuno di noi ha dello stato e del suo ruolo , una concezione che accorpa le varie individualita’ a prescindere dalle distinzioni socio – culturali, che mira ad un altrettanto evanescente concetto di “ bene comue” ( piu o meno quello che si puo’ dedurre dalla societa’ platonica o meglio al quale i filosofi-governanti dovrebbero aspirare per governare).

A causa del berlusconismo diffuso questo specchio si frange in tanti pezzetti , con annesse conseguenze di smarrimento dell ‘unitarieta della precedente idea di bene, nel nome di un piu’particolareggiato interesse privato da alimentare per sopravvivere , causando gravi conseguenze:

come investire e caricare di ideali politici le nostre basse ed egoistiche ambizioni in modo da nobilitarle e farne una sorta di baluardo per il nostro credo politico, bandiera inconsistente che trova unita’ nella sola chimera del soddisfacimento individuale di bisogni materiali.

Ma provando per un attimo a rivestire di una certa dose di “ attivismo “ il concetto opinione pubblica ( ricomponendo i pezzetti di vetro e tornando al primo passo) otteniamo un nozione che ha come punto cardine la partecipazione.

Questa partecipazione dovrebbe teoricamente influenzare le istituzioni, a partire dalla classe politica che dovrebbe percepirne le istanze , al fine di produrre delle leggi che rispondono a determinati bisogni , e non l ‘esatto contrario: istituzioni autoritarie legiferano e ci addomesticano con gli strumenti della propaganda , rendendoci docili come bestie ammaestrate ( l articolo di nadia urbinati spiega benissimo questo processo)

Questioni come il federalismo che dovrebbero basarsi su un sentimento collettivo (scalfari docet), in realta’ lo forzano e impongono determinate scelte destituendo il ruolo centrale di un opinione che grazie all’ informazione dovrebbe formarsi, sbarazzandosene con facilita’ e liquidandola con un semplicistico “ tanto non sareste in grado di capirlo percio’ a cosa serve chiedervi un’ opinione?”

Partendo dal presupposto che per certi argomenti sia davvero difficile credere che l’opinione pubblica possa esprimere un parere mirato e calzante, l’ informazione e l’ implicita fiducia sia nelle istituzioni che nei mezzi di comunicazione dovrebbero garantire la formazione di un orientamento popolare tendente al bene comune e non il sottoprodotto di una becera propaganda mediatica … utopia ?

E’ piu ‘ grave la apparente compattezza ideologica dell’agglomerato destroide chiamato pdl o la frammentazione della sinistra in varie frange di pensiero piu’ o meno discordanti?

Che dire invece della repressione dei rimasugli di opinione pubblica, soffocati continuamente dalle strategie di potere che sembrano poterne fare a meno quando dovrebbero basarsi su di essi?

Come dice nadia urbinati l’opposizione ( in un’ italia “docile”)deve saper essere funzionale alla maggioranza, deve essere gradita ad essa. Un opposizione che semplicemente si oppone e critica pare piu’ un male da estirpare , il segno di una societa’ non ancora perfettamente ammaestrata…


James e Tizeta

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5 commenti:

James ha detto...

boh, abbiam fatto sto post e ci ha modificato i colori... ma che cavolo, nn riesco a riemtterli, dobbiamo modificare il post, per quella roba che diceva "errore html" o simile. uff, non ci posso dedecare + di 30 secondi ora, ci riprovo + tardi

tizeta ha detto...

no problem, quello ke piu mi fa innervosire e la carenza di commenti dopo le ore profuse a disquisisre di questa cazzo di opinione pubblica...l hai messo su siti x caso

James ha detto...

solo su okno.
sticazzi.

tizeta ha detto...

gia sono scomparsi i link

James ha detto...

e dai li rimetto dopo che qua non li ho
saranno nel file di word no?