#1. Bianco. Non si può uscire da questo bianco soffocante. Il pavimento sintetico, senza imperfezioni, si estende all'infinito. Neon, dovevano esserci milioni di lampade chissà dove lassù, semplicemente impossibile alzare lo sguardo. S. stava rannicchiato, il ginocchio destro in terra, il sinistro lo seguiva poco dietro; le braccia distese in avanti, le mani ancorate al terreno. Fissava il pavimento bianco come per abituarsi alla luce, stremato.
Sangue. Le mani. Le mani sono sporche di sangue. S. si mette a sedere sui talloni e porta le mani all'altezza del ventre, rivolge i palmi verso sé. Conteneva qualcosa di enorme, ora inesistente. Era rimasto solo il sangue, che continuava a fluire, gocciolava tra le dita e lungo le braccia.
“Non è il mio, non è il mio, non è...” ripeteva nella sua mente. Non sentiva alcun dolore. Il disgusto fortissimo alla vista di quel liquido che non gli appartiene, vorrebbe vomitare. La sensazione di colpa per non aver impedito... non sapere cosa, non è di consolazione. Anzi, aggiunge alla colpa, al disgusto, la consapevolezza di non avere un cuore. La disperazione di non amare se stesso.
#2. Sette gradini, ampi e piuttosto alti, separavano il piano terra dal livello stradale. La luce del sole ne illumina la metà, nel tentativo di riappropriarsi di quello spazio artificiale. S. di spalle, in cima alle scale, le mani nelle tasche dei pantaloni, abito da cerimonia. Una figura femminile ora occupa incerta l'ingresso, S. si volta, lei fa come per salutarlo. Z. . S. si rivolge a lei, nessun sorriso, nessun cenno, una maschera fissa e inespressiva. Tira fuori la mano destra, rapidamente, getta verso di lei le monete che aveva in tasca, rilasciando le dita in gesto naturale, a volerle salutare; una pioggia di rame, nichel e ottone risuona nell'ingresso proprio davanti ai piedi di Z.. S. si volta nuovamente. Non posso dire altro di questa visione.
1 commento:
mannaggia ai tuoi dreams...bisogna trovare qualke interpretazione piu efficace delle ricerche su google!
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